Le nuove regole UE per una moda più virtuosa

Negli ultimi anni, l’industria della moda ha affrontato una crescente pressione per adottare pratiche più sostenibili e responsabili. Con l’entrata in vigore di nuove normative europee, le aziende del settore sono chiamate a rivedere i propri modelli di produzione e consumo, abbracciando l’economia circolare e riducendo l’impatto ambientale.

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Le Nuove Normative Europee per la Moda Sostenibile e Circolare

Dal 1° gennaio 2025, l’Unione Europea ha reso obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili in tutti gli Stati membri. Questa misura mira a ridurre l’enorme quantità di rifiuti prodotti dall’industria della moda, che attualmente genera circa 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno.

Inoltre, sempre la UE, ha introdotto regolamenti mirati a promuovere la sostenibilità nel settore della moda. Tra questi, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) richiede alle grandi aziende di fornire informazioni dettagliate sulle loro pratiche ambientali e sociali. Anche il Regolamento sull’Ecodesign per Prodotti Sostenibili mira a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti lungo tutto il loro ciclo di vita, incentivando l’adozione di materiali riciclabili e prediligendo processi produttivi più sostenibili.

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Queste normative impongono alle aziende di aumentare la trasparenza nella filiera produttiva, garantire condizioni di lavoro etiche nonché l’introduzione del “passaporto digitale” per i prodotti, che fornirà informazioni dettagliate sulla durabilità, riparabilità e riciclabilità degli articoli.

Questo strumento aiuterà noi consumatori a capire meglio i vari processi produttivi e auspicabilmente, a fare scelte più consapevoli ed etiche arginando le criticità ambientali e sociali dell’industria della moda.

L’Importanza della Moda Circolare

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La moda circolare rappresenta un approccio innovativo che mira a ridurre gli sprechi e a prolungare la vita dei prodotti. Questo modello si basa su principi come il riciclo dei materiali, la riparazione dei capi e la progettazione di prodotti duraturi.

Secondo la Ellen MacArthur Foundation, ogni secondo l’equivalente di un camion pieno di vestiti viene gettato in discarica o incenerito. Inoltre, solo l’1% dei materiali utilizzati per realizzare vestiti viene riciclato in nuovi abiti. Agghiacciante vero?

Adottare un modello di moda circolare non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale ma offre anche nuove opportunità economiche; secondo il Circular Fashion Report 2020, il potenziale globale di un’industria della moda completamente sostenibile è stimato in 5.000 miliardi di dollari, il 67% in più rispetto al valore attuale.

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Gli Sviluppi degli Ultimi Dieci Anni

Movimenti come Fashion Revolution hanno mostrato il lato oscuro della moda e nel tempo ha informato e sensibilizzato i consumatoti sull’importanza della trasparenza e dell’etica in questa industria.

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Il crollo del Rana Plaza nel 2013 ci ha fatto capire che il basso costo di un capo acquistato in occidente è in realtà pagato in maniera altissima, a volte con la vita, in altre parti del mondo dove lavorare senza diritti e per pochi dollari al mese è la normalità.

Come personal shopper cerco di indirizzare i clienti verso quei capi fatti da aziende del territorio veneto promuovendo l’acquisto di capi di qualità, incoraggiando il riutilizzo e la riparazione. Il mio ruolo non è solo quello di costruire un guardaroba più duraturo e sostenibile ma anche quello di infondere la consapevolezza che le nostre scelte di acquisto fanno la differenza.